RIPENSARE LA CITTA’ DALLA PARTE DELL’INFANZIA ESPERIENZE DIDATTICHE E DI TERZA MISSIONE (AISU 2023)
PROF. PIERO ROVIGATTI Professore associato di Progettazione Urbanistica presso il Dd’A dell’Università D’Annunzio.
Riportare la scuola al centro del villaggio.
Una proposta di ricerca sulle condizioni attuali, le azioni e le esperienze di riferimento, per ripensare al ruolo delle scuole, nella città della prossimità, della transizione ecologica e dell’inclusione sociale, dopo COVID 19.
Piero Rovigatti, DdA Università degli Studi di Chieti e Pescara
Premessa
Le scuole, in Italia, come in buona parte dei paesi del mondo, rappresentano una delle principali infrastrutture civili delle nostre città. Nelle periferie urbane, funzionali e/o geografiche, rappresentano spesso anche l’unico presidio di legalità e di cittadinanza da parte dello Stato, strumento di mitigazione e di contrasto alle crescenti disuguaglianze, economiche, sociali, culturali, funzionali, che caratterizzano in genere tali contesti. In altre aree problema del nostro paese, le aree interne che segnano come zone di spopolamento e abbandono demografico quasi la metà dei territori nazionali, anche questo genere di presenza e di presidio sociale e territoriale, un tempo presente in forma diffusa e distribuita territorialmente anche in contesti remoti, è andata progressivamente riducendosi, fino quasi a scomparire, come è facile osservare in molti comuni montani e semi montani appenninici e alpini. L’assenza di presidi scolastici in tali contesti è una delle conseguenze, ma anche causa oggettiva, assieme alla carenza o assenza di presidi sanitari e civili, di un progressivo processo di spopolamento, di cui non si conoscono ancora, nonostante alcuni sforzi operati negli ultimi anni[1], inversioni di tendenza.
La recente emergenza e crisi pandemica hanno invece dimostrato tutto il valore di una opportuna e ben distribuita dotazione di infrastrutture civili, a partire da quelle sanitarie, a cui andrebbero associate anche quelle scolastiche, come strumenti di coesione e di contrasto, sia pure tra molti problemi, alcuni dei quali preesistenti all’emergenza, alla crescita delle disuguaglianze educative e formative. Prima, durante e dopo tale emergenza, numerose esperienze, in Italia e in Europa, hanno anche sviluppato nuove esperienze educative, orientate a una diversa concezione dello “spazio scuola”, aperto alla città, e ai quartieri di appartenenza, orientate ad una nuova concezione delle infrastrutture scolastiche, intese anche come spazi fisici, aperti, inclusivi, partecipati, cuore e fulcro di attività anche extra scolastiche, proprie delle comunità che attorno a tali infrastrutture vivono ed operano. Detto in sintesi, i territori fragili, siano essi periferie urbane o aree marginali, meriterebbero più scuole, e non di meno, assieme ad una generale ridefinizione, innovativa rispetto alle condizioni attuali, di quello che è attualmente il loro ruolo, la loro fisionomia spaziale, la propria organizzazione funzionale ed istituzionale.
Un’idea nuova: scuole e spazi dell’istruzione come centri civici della città della prossimità
Attraverso l’esperienza di numerose città europee e anche italiane, e timidi avanzamenti normativi, si sta facendo strada, anche in Italia, una nuova idea di scuola e di educazione, che prova anche a far tesoro dell’esperienza COVID, e a porsi a contrasto delle crescenti disuguaglianze e incremento delle povertà scolastiche, già evidenti in particolare nei contesti urbani e territoriali caratterizzati da maggior divario e iniquità sociale ed economica (periferie funzionali e aree marginali interne), e aggravate dalla pandemia. Queste esperienze tendono, quando assumono dimensione di programma urbano, in Europa, come a Barcellona, Parigi, Bruxelles, e Milano e a Torino, in Italia, a riconoscere le scuole come inediti hub, centri civici di quartiere, reinventando il dialogo tra scuola e città (P. Pileri, 2022), aprendo gli istituti scolastici oltre gli orari e le stagioni scolastiche all’intera comunità educativa e di quartiere (G. Cantisani, 2022), attraverso azioni che agiscono sia sul piano fisico, come nei programmi del programma Oasis[2] a Parigi, del programma Protegim el scolas[3], a Barcellona, del programma Contrat École a Bruxelles[4], del progetto Scuole Aperte[5], a Milano, delle iniziative e progetti promossi da ITER, Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile[6], a Torino, sia sul piano immateriale, come nel programma Roma Scuola Aperta[7], nella capitale. Tutte queste esperienze hanno successo grazie al coinvolgimento dei diversi attori delle cosiddette “comunità educanti”, introducendo spesso nuovi modelli di partenariato pubblico privato, o, meglio, pubblico-comunità (MIC, Piano Cultura Futuro Urbano, 2021).
Fig. 1 Roma, scuola Di Donato, cortile della scuola durante una delle iniziative del progetto Scuole aperte e partecipate, ottobre 2022.
Condizioni normative attuali
L’idea di una scuola aperta, che possa agire come “centro civico di quartiere”, non è peraltro del tutto nuova, in Italia, e trova riscontro anche, almeno in parte, in alcuni orizzonti normativi definiti anche a livello nazionale. Anche nel nostro paese, in ragione di alcuni timidi avanzamenti realizzati a partire dalla legge sull’Autonomia scolastica (DPR 275/99), si sta facendo largo una idea nuova di scuola, e del ruolo e della funzione urbana delle istituzioni e delle strutture scolastiche, in particolare pubbliche. Già nel 2012, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università̀ e della Ricerca Francesco Profumo aveva sostenuto l’esigenza che le scuole diventassero centri civici: “La scuola, come luogo fisico, diventerà̀ un ambiente di interazione allargata e di confronto, che a mano a mano supererà̀ gli spazi tradizionali dell’aula e dei corridoi. La immaginiamo come un vero e proprio Hub della conoscenza. Aperto agli studenti e alla cittadinanza, centro di coesione territoriale e di servizi alla comunità̀, un vero e proprio centro civico”. Tale idea trova oggi maggiore forza alla luce della passata, drammatica esperienza dell’emergenza pandemica, che ha aggravato le condizioni della povertà educativa (M. Rossi Doria, Con i Bambini, 2021), in particolare nei contesti di maggiore disuguaglianza e privazione funzionale, suggerendo anche lo sviluppo di nuove pratiche educative, fondate su un diverso utilizzo degli spazi aperti e una maggiore integrazione dell’offerta educativa a livello urbano.
La scuola nel PNRR
Come è noto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui molto si discute, spesso in astratto, con pochi dati e informazioni concrete, nel dibattito pubblico nazionale, non dedica, fin dal suo avvio, una attenzione specifica al tema della scuola, e alla sua possibile riconfigurazione e ripensamento complessivo dopo l’esperienza pandemica, come, con maggior coraggio e determinazione anche da parte dei governi precedenti, sarebbe stato opportuno fare.
Numerose sono tuttavia le componenti che all’interno delle differenti missioni in cui il PNRR è articolato prendono di mira l’universo scuola attraverso specifici investimenti e riforme.
Come informa, per vie brevi, un sito specializzato in comunicazione in campo scolastico, almeno a parole
“Il programma di interventi di competenza del Ministero dell’Istruzione previsti dal PNRR punta a colmare le carenze strutturali, quantitative e qualitative, dell’offerta di servizi di istruzione nel nostro Paese, in tutto il ciclo formativo. Esso è inquadrato in Futura – La scuola per l’Italia di domani, cornice che collega le diverse azioni attivate grazie a risorse nazionali ed europee per una scuola innovativa, sostenibile, sicura e inclusiva. Nel PNRR sono previsti numerosi interventi per il sistema d’istruzione, che includono 6 riforme e 11 linee di investimento.”[8]
Un sito istituzionale[9] prova a dare informazioni aggiornate sullo stato di avanzamento del programma, distinguendo le azioni, le storie, e gli interventi, di cui vengono forniti anche alcuni quadri geografici attraverso alcune mappe interattive, peraltro di difficile consultazione complessiva, che hanno almeno il pregio di localizzare su base geografica i singoli interventi, suddivisi in tre categorie: “Didattica digitale integrale”, “Messa in sicurezza”, “Scuole 4.0”. Il sito si qualifica anche per l’assenza – grave – di open data operabili, e molte difficoltà di accesso a informazioni strategiche. Tali condizioni motivano l’azione meritoria di soggetti come Open Polis[10], che da tempo hanno acceso un campo di ricerca su questo strumento, attivando osservatori regionali di grande interesse[11], in assenza di quella trasparenza che sarebbe essenziale, riguardo a un colossale investimento pubblico i cui effetti, e debiti, sono destinati a gravare per decenni sulle future generazioni. Generazioni a cui si ispira, fin nella denominazione, il piano europeo di riferimento, Next Generation EU[12], il programma di rilancio economico attivato dall’Unione Europea e dedicato agli stati membri.
Riguardo agli investimenti relativi alla realizzazione di nuove scuole, il sito informa sulla realizzazione di 213 scuole, frutto di un investimento complessivo di 1.189 milioni di euro, pari allo 0,62% dell’intero programma PNRR (191,5 mld)[13].
Anno scolastico | N. istituzioni scolastiche sedi di direttivo | N. CPIA | N. Istituzioni scolastiche | N. sedi scolastiche | n. alunni |
2021 – 2022 | 8.158 | 129 | 8.029 | 40.581 | 7.407.312 |
2022 – 2023 | 8.136 | 129 | 8.007 | 40.466 | 7.286.151 |
2023 – 2024 | 8.089 | 129 | 7.960 | 40.321 | 7.194.400 |
Tabella 1 – Il sistema scolastico italiano in cifre. N. Istituzioni scolastiche, CPIA; sedi scolastiche e numero degli alunni negli ultimi tre anni scolastici. Fonte: “Principali dati della scuola”, Ufficio di Statistica, Ministero dell’Istruzione, 2021, 2022 e 2023.
(CPIA: Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti)
Esperienze di riferimento
Sul piano materiale, in Italia, le risorse del PNRR, sia pure a fatica, stanno aprendo la strada alla produzione di nuovi organismi scolastici, in alcuni casi aperti alla città e alle sue comunità, innovando e infrangendo pratiche fino ad oggi consolidate e in parte tossiche, che hanno portato, negli anni passati, alla concentrazione degli istituti scolastici in unici e grandi “poli scolastici integrati”, producendo impoverimento e decadimento delle armature funzionali delle città. Molte azioni agiscono, ancora sul piano materiale, a favore della sicurezza fisica – ancora oggi vera e propria emergenza nazionale – ma anche , e finalmente, del potenziamento delle funzioni scolastiche accessorie – in realtà sempre più fondamentali, nel costituire la base materiale del miglior “clima scolastico”– come mense, biblioteche, palestre, teatri, innovando e rigenerando gli spazi all’aperto e i “cortili” scolastici, quasi sempre relegati a “retro” e a spazio marginale e residuale dell’organizzazione fisica delle scuole, incrociando la domanda e le sperimentazione pedagogica della scuola all’aperto e nella natura, promossa dalle avanguardie pedagogiche nazionali e internazionali (educazione attiva all’aperto, o outdoor education).
Esperienze virtuose coniugano il riconoscimento e il potenziamento delle comunità educanti alla realizzazione di centrali fotovoltaiche sui tetti delle scuole, a servizio di inedite comunità energetiche solidali, oggi promosse anche dal PNRR, all’interno delle MISSIONE 2 (M2) Rivoluzione verde e transizione ecologica.
Scuola Hub di quartiere. Quali prospettive politiche, alla luce dei governi attuali del paese.
Queste esperienze importanti sono tenute, tuttavia, a fare i conti il cambio di rotta prodotto in materia di politiche scolastiche dai nuovi indirizzi politici del governo nazionale, orientato a ridurre fortemente il sostegno economico e finanziario a livello statale[14], e in conseguenza di ciò, a contrarre il numero stesso delle scuole nei contesti urbani in decremento demografico.
È una tendenza peraltro osservabile anche nelle condotte dei governi precedenti, anche in ragione di una ormai naturale e strutturale flessione degli iscritti nelle scuole, conseguenza di un calo demografico e una riduzione della natalità, nonostante il forte incremento dato dalla presenza di popolazione straniera, soprattutto nelle regioni settentrionali. La crescita costante delle disuguaglianze nella scuola italiana (Fondazione Cariplo, 2023), assieme a quella delle povertà educative, suggerisce tuttavia scelte strategiche differenti, su cui appare opportuno orientare la creazione di un fronte comune, tra scuola, città e forze politiche in grado di promuovere, almeno per il futuro, politiche nazionali e locali differenti da quelle praticate dai governi attuali.
Quali prospettive di azione, tra scuola, città e università
Per un programma di ricerca sul campo
A fronte di un quadro politico che opera per linee regressive e di restaurazione, consola osservare un’aria nuova, che continua, pur con molte difficoltà, a colorare di fresco e di buono lo spazio finora contrito e angusto delle realtà scolastiche. Le difficoltà di attuazione dei molti progetti avviati all’interno del PNRR, e in misura maggiore, le nuove politiche messe in atto dal governo nazionale e da molte regioni italiane governate da partiti sovranisti e di destra sembrano prospettare ostacoli sostanziali all’affermarsi e alla realizzazione di questa idea nuova di intendere ruolo e funzioni delle scuole e delle istituzioni educative nella città della prossimità, dopo l’esperienza COVID, che in molti abbiamo pensato potesse orientare un cambiamento radicale delle politiche urbane e dei progetti nelle nostre città. C’è dunque tutto lo spazio, per una attività di ricerca e di monitoraggio di quanto è in corso, un’occasione importante, per quanti vogliano, per esperienza diretta o per prodotto di indagini di ricerca, testimonianza, contribuire a dare conto, in forma critica, di tali esperienze, offrendo dati, reportage sul campo, interviste e resoconti critici. E ‘quello che abbiamo provato a fare, a Ferrara, all’interno dell’annuale congresso AISU, all’interno di una sessione che portava lo stesso titolo di questo contributo[15]. È quello che potremmo organizzare, come programma di ricerca, all’interno delle nostre Università, mettendo assieme curiosità, competenze, interessi di quanti già operano attraverso progetti, programmi e piani “tra scuola, Università e città”.
In attesa che una inedita alleanza, tra scuola, città, amministrazioni locali progressiste, associazioni ed enti di terzo settore, ma anche di cittadini attivi e genitori delle scuole operi anche sul piano politico ed amministrativo la missione che abbiamo provato a definire a definire come titolo di questo contributo. Riportare la scuola al centro del villaggio, una scuola aperta, innovata, inclusiva, partecipata, potrebbe allora diventare anche un modo per affrontare la sfida della transizione ecologica delle città, dopo COVID 19, che rimane ancora nell’agenda di quanti condividono l’obiettivo di una città prossima agli ultimi, contro ogni disuguaglianza e disparità urbana e territoriale.
Bibliografia
CANTISANI G. (2023), Il verbo condividere si studia a scuola e nel territorio, in Territori educativi, disponibile alla pagina: https://comune-info.net/scuole-aperte/il-verbo-condividere-si-studia-a-scuola-e-nel-territorio/
CARDARELLO R., PINTUS A. (2019), Oltre le mura. L’infanzia e la scoperta degli spazi pubblici in città, Parma: Edizioni Junior.
CEDERNA G. (a cura di) (2018), Atlante dell’infanzia a rischio. Le periferie dei bambini, Catanzaro: Treccani, Save the Children.
D’ALESSANDRO J. (2023). Immaginare l’inimmaginabile. Cronache che avrebbero potuto insegnarci tutto, Torino: Bollati Boringhieri.
Fadda D., Pellegrini M., Vivanet G., (2023), Le disuguaglianze nella scuola italiana, Fondazione Cariplo, disponibile alla pagina: https://www.fondazionecariplo.it/static/upload/qua/0000/quaderno-osservatorio-43-disuguaglianza-scuola-bozza-03.pdf
PILERI P., RENZONI C., SAVOLDI P. (2022) Piazze scolastiche. Reinventare il dialogo tra scuola e città. Mantova: Corraini.
ROVIGATTI P., SIMIONATO L., a cura di (2021). Cultura come cura. Esperienze di rigenerazione urbana a base culturale nei quartieri prioritari e complessi, al tempo di Covid 19. Pescara: Carsa Editore.
ROVIGATTI P. (2022). La rigenerazione urbana dei quartieri complessi dalla parte delle bambine e dei bambini. Esperienze didattiche, di ricerca e di terza missione a Pescara, in Urbanistica Dossier, n. 306 s.i., novembre-dicembre 2022, Roma: INU Edizioni.
DI GIAMBATTISTA F., ROVIGATTI P., SIMIONATO L. (2022). Questa scuola è un bene comune! Un’esperienza di scuola aperta a Pescara, all’interno del Piano scuole estate 2021 del MI/MIC. Testo disponibile al sito: https://urise.it/colibri/questa-scuola-e-un-bene-comune-unesperienza-di-scuola-aperta-a-pescara-allinterno-del-piano-scuole-estate-2021-del-mi-mic/, 20/12/2022.
[1] Il riferimento è alla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), forse l’unica politica pubblica operata a livello centrale per la riduzione dei divari e delle disparità territoriali, di cui tuttavia all’oggi non si osservano gli esiti auspicati. Sull’argomento si veda: F. Tantillo, L’Italia vuota, Laterza, Bari, 2023.
[2] https://climate-adapt.eea.europa.eu/en/metadata/case-studies/paris-oasis-schoolyard-programme-france
[3] https://ajuntament.barcelona.cat/ecologiaurbana/ca/que-fem-i-per-que/urbanisme-per-als-barris/protegim-escoles
[4] https://perspective.brussels/fr/projets/contrats-ecole
[5] https://www.scuoleapertemilano.it/i-progetti
[6] http://www.comune.torino.it/iter/
[7] https://www.comune.roma.it/web/it/roma-scuola-aperta.page
[8] Cfr.: https://www.latteseditori.it/normativa/la-scuola-nel-pnrr
[9] https://pnrr.istruzione.it
[11] Si veda ad esempio quello relativo alla Regione Abruzzo: https://www.openpolis.it/osservatorio-abruzzo/
[12] https://next-generation-eu.europa.eu/index_en
[13] A titolo di parziale riferimento, sono 8.089 le sedi scolastiche principali sedi di direzione per l’anno scolastico 2023-24 (fonte: Principali dati della scuola – Focus avvio anno scolastico 2023-2024, https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Principali+dati+della+scuola+-+Focus+avvio+anno+scolastico+2023-2024.pdf . Tale dato conferma una flessione costante nel numero delle scuole in Italia, come si evince nella tabella allegata, che riporta anche il numero, anch’esso decrescente, del numero di alunni iscritti alle scuole italiane.
[14] “Una norma nascosta nella manovra economica 2023 porterà nel corso dei prossimi dieci anni alla riduzione delle scuole italiane da 8.136 a 6.885. Il taglio sarà ottenuto accorpando decine di istituti e non rinnovando i dirigenti scolastici. (…) La manovra per il 2023 stabilisce che la dimensione massima delle scuole passerà dagli attuali 600 alunni a un minimo di 900 e un massimo di mille.” https://sbilanciamoci.info/legge-di-bilancio-cancellata-la-scuola-pubblica/
[15] https://aisuinternational.org/ferrara-2023-sessioni-macrosessione-3/
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